E' un bel giorno di aprile, di chissà quale anno. Nella stazione dei treni di una piccola città si incontrano Guglielmo e Linda e, con loro, due realtà che sembravano destinate a non doversi incontrare mai... come binari di treno.
E' la storia di un disincanto, di una presa di coscienza da parte di uomini e donne che reinventano la capacità perduta di stare uniti. E' la storia di una prova di forza: quella forza che la società finge di ripudiare, fino al momento in cui inizia a manifestarsi con concretezza la critica.
Attraverso un percorso di necessaria clandestinità, i piccoli uomini e donne del racconto si scoprono "dèi", depositari superstiti di una spiritualità tutta umana, divorata da una falsa religiosità che il sistema promuove e pretende, attraverso la quale esercita il proprio potere.
Lo spettacolo è tratto dal romanzo omonimo, ancora inedito.
Con un pensiero ai movimenti del '69 e del '77, ed un debito di ispirazione nei confronti della "Canzone del Maggio" di Fabrizio De André, vuole essere canto di speranza, dedicato ai fiori di ogni primavera, che devono farsi forza per nascere e crescere tra asfalto e cemento.
A seconda delle occasioni, lo spettacolo può essere presentato in diverse versioni, più o meno lunghe, più o meno orientate al teatro o al concerto, senza perdere l'unicità narrativa che lo caratterizza. In scena, un solo attore musicista. Durata: circa min. 60.
Palcoscenico di mt. 4,50 x 3;
n. 1 radiomicrofono, adatto al canto.
impianto audio adeguato per potenza e qualità
illuminazione del palcoscenico.
Su richiesta, a condizioni da concordare, può essere fornito impianto audio e luci.